Demansionamento Dipendente Banca

Dopo una lunga battaglia, il bancario Sandro Salvestrini, un uomo di 56 anni originario di Genova e dipendente della Banca Nazionale del Lavoro, riusciva ad ottenere dal Tribunale di Spezia, nella persona del giudice del lavoro, una sentenza che riconoscesse le illegittime condotte poste in essere nei suoi confronti da parte dell’istituto di credito, colpevole di aver dato luogo a comportamenti di mobbing e di demansionamento.

La tortuosa Vicenda del Bancario

Gli appassionati della dilagante mania dei reality, che già da tempo ha ormai affetto gran parte degli italiani, certamente ricorderanno uno dei concorrenti dell’Isola dei Famosi edizione 2008, quando il programma ancora veniva messo in onda dalla Rai e a condurlo era Simona Ventura.

In quell’occasione si prevedeva la partecipazione, oltre che del cast formato dai c.d. famosi, anche di persone qualunque, che sino ad allora non avevano avuto nulla a che fare con il mondo dello spettacolo, i quali costituivano il gruppo dei c.d. non famosi.

Proprio in quest’ultimo gruppo vi era Sandro Salvestrini, poi divenuto noto nella trasmissione come Sandrino il bancario, il quale, all’insaputa di tutti, stava già combattendo una battaglia con il proprio datore di lavoro, che sarebbe stata resa ancor più pesante dalla partecipazione all’Isola dei Famosi.

Sandrino non ha mai utilizzato, come spesso avviene nei meccanismi perversi di tali trasmissioni tv, la propria esperienza allo scopo di guadagnare consensi nel pubblico e non ha mai fatto cenno agli effetti che una triste storia di mobbing e demansionamento avevano avuto su di lui.

Ed anzi, proprio la partecipazione al programma Rai gli consentiva di comprendere come il bisogno di assumere alcuni medicinali in realtà fosse strettamente connesso al suo lavoro, non avendone alcuna necessità lontano da questo.

Tutto nasceva nel 2002, quando Sandro Salvestrini cercava di farsi riconoscere la qualifica di quadro prima categoria che gli era stata attribuita nel 1992, pur non essendo mai stato eseguito l’adeguamento della retribuzione. La richiesta perfettamente legittima del bancario aveva dato origine ad un progressivo isolamento; pian piano egli era stato posto ai margini dell’ufficio, emarginato dall’attività produttiva, come lui stesso raccontava.

Tale condotta gli aveva causato una grave depressione, dopo l’insorgere della quale aveva iniziato ad assumere farmaci, tra cui anche medicine per la pressione e per tenere sotto controllo una tachicardia che si presentava in continuazione.

Eppure, dopo aver passato qualche giorno sull’Isola dei famosi, i medici della Rai decidevano di fargli sospendere l’utilizzo delle medicine. Il bancario infatti non sembrava più aver bisogno del supporto farmacologico per essere tranquillo e riportare il suo apparato cardio circolatorio ad un funzionamento ottimale.

Una circostanza questa che si sarebbe rivelata fondamentale nella causa intentata contro la Bnl.

La battaglia con gli Avvocati del lavoro

L’uomo iniziava la causa contro l’Istituto di credito nel 2006, assistito dai suoi avvocati del lavoro, con l’intento di far valere le proprie ragioni e il proprio diritto ad una somma risarcitoria, dovuta a suo avviso in conseguenza della condotta mobbizzante e del demansionamento eseguiti nei suoi confronti dalla Bnl.

L’azione veniva incardinata dinanzi al Giudice del lavoro presso il Tribunale di Spezia, a cui il ricorrente chiedeva che venisse accertata l’illegittimità di quanto accaduto, nonché i danni alla salute occorsi in conseguenza del forte stress subìto per l’intera situazione.

In particolare, nel ricorso introduttivo veniva dato atto anche del comportamento in qualche modo punitivo che il dipendente aveva dovuto subire per le sue velleità artistiche che lo avevano portato a partecipare ad una trasmissione tv.

Subito dopo esser tornato in Italia ed essere rientrato al lavoro, all’uomo era infatti notificata la lettera di trasferimento all’ufficio di Pietrasanta, ossia a 48 km da Spezia, solo due km in meno dei 50 previsti dalla legge come limite massimo per i trasferimenti non concordati.

Un segnale chiaro e diretto di ostilità, che si aggiungeva a numerosi altri episodi, tutti descritti nel ricorso del bancario.

Ad esempio, come affermato da lui stesso, nella nuova sede assegnata a quasi 50 km di distanza, egli si trovava isolato da tutto, senza alcuna possibilità di partecipare a corsi di aggiornamento ed essere partecipe alla vita lavorativa dell’Istituto di credito. Si pensi che per ben otto mesi il dipendente restava con la stampante rotta, senza che nessuno sentisse il bisogno di riparargliela o di sostituirla, non potendo di certo farlo lui a spese proprie.

Nonostante ciò, tenendo duro, nel corso del processo riusciva a dimostrare gli abusi del suo datore di lavoro.

Decisiva all’uopo si rivelava proprio la sua partecipazione ad un programma televisivo, grazie alla quale si riusciva a dare prova dei gravi danni che erano stati cagionati alla sua salute.

Come detto, infatti, egli si era recato presso l’isola dell’Honduras, location della trasmissione, in un periodo in cui era ormai divenuto schiavo dell’assunzione di alcuni tipi di farmaci e, proprio durante questa breve esperienza, i medici della Rai si erano resi conto di come l’uomo in realtà non avesse bisogno di tale intervento farmacologico.

Il certificato firmato da questi dottori, in cui si dava atto della buona salute del bancario quando era lontano dal luogo di lavoro risultava determinante per convincere il giudice di come fosse proprio lo stato di stress cui egli era sottoposto nell’ambiente di lavoro a causargli dei danni biologici.

Mobbing in Banca

Il ruolo di chi è chiamato a decidere in un caso di mobbing e demansionamento è tutt’altro che agevole, attesa la difficoltà della prova delle suddette fattispecie.

In particolare, il fenomeno del mobbing racchiude elementi che a volte sono solo in parte visibili, come ad esempio nell’ipotesi in cui esso sfoci in dinamiche di carattere organizzativo che finiscono con il determinare un’assegnazione del lavoratore a mansioni di tipo differente.

Dover rendere chiari e visibili agli occhi del giudice quegli elementi che solo in arte lo sono, che sono il frutto di una condotta scientemente vessatoria e persecutoria, ma che si trovano al limite dell’esercizio legittimo del proprio potere direttivo è un onere molto gravoso, che non sempre riesce ad essere soddisfatto in giudizio.

Può capitare che, sebbene vi sia la percezione del pieno diritto, non si riesca a darne prova nel corso del processo, finendo così per soccombere.

Certamente, quando la condotta mobbizzante si unisce ad una decisione di demansionamento essa risulta senz’altro più agevole da verificare, in quanto quest’ultimo fenomeno ha carattere oggettivo e giuridico e non necessita della prova dell’elemento psicologico.

Semplicemente, ogniqualvolta il lavoratore, al di fuori delle ipotesi legittime previste dall’art. 2103 c.c., viene assegnato a mansioni inferiori rispetto a quelle previste dal suo contratto, si pone in essere un comportamento illegittimo che deve essere censurato da parte del giudice.

A maggior ragione, qualora tale comportamento si dovesse inserire in un quadro più ampio di condotte dirette a frustrare la personalità del lavoratore e a minare la sua stessa professionalità, allora si potrà dimostrare che l’intento del datore di lavoro era quello di mobbizzare il suo subordinato, con conseguente risarcimento del danno eventualmente arrecato.

Così è andata nel caso di specie. Dopo anni di battaglia contro l’istituto di credito Sandrino il bancario, così come soprannominato nella sua esperienza sul piccolo schermo, vinceva la sua lotta e si vedeva riconoscere dal giudice, oltre al risarcimento per il pregiudizio subìto, anche il pagamento delle spese legali e il rimborso di tutte le spese mediche sostenute negli anni per far fronte a quelle patologie direttamente riconducibili al malessere provocatogli sul luogo di lavoro.

Una vittoria su tutti i fronti, con tanto di pubblicità televisiva.

Per poter affrontare una causa diretta alla prova del mobbing e del demansionamento non si può essere da soli. Non basta infatti aver ragione, ma occorre anche dare prova della propria ragione e non lo si può fare se non si ha l’appoggio perlomeno di un collega che sia disposto a fornire la propria testimonianza su ciò che effettivamente si verificava all’interno dell’ufficio durante l’orario lavorativo.

Per tali ragioni, prima di intraprendere il percorso giudiziario occorrerà vagliare con attenzione quali sono le carte sulle quali si può contare e che potranno essere utili nel corso del giudizio.

A volte, suo malgrado, il giudice non ha nulla in mano che possa giustificare una condanna ai danni del datore di lavoro, e spetta all’avvocato giuslavorista ricostruire la base giuridica da zero.

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